STRALCI DI RECENSIONI CRITICHE

“… La pittura di Rosetta Acerbi nasce sull’impercettibile limite che, a Venezia, spartisce l’acqua dalla terra, la laguna dai muri dei palazzi e delle case: nasce, per così dire, sulla linea d’immersione delle gondole. E’ un’origine estremamente labile, tremendamente difficile; e la pittura della giovane artista veneziana procede su questa lama di rasoio, sempre in bilico fra la grazia e il preziosismo, fra l’espressione e la decorazione, fra la rappresentazione e l’arabesco.”

Luciano Budigna
Settimana Incom ,1956

“… Avete mai seguito il migrare delle nuvole in un cielo di settembre e avete mai costruito su quelle nuvole qualcosa, un carro alato, un castello dalle cento torri, un giardino pieno di viole? Se non l’avete mai fatto, lasciatevi accompagnare da Rosetta Acerbi, gran maestra di cineserie e di sogni. La sua boutique veneziana produce tuttora le lacche ed i pastelli del Settecento lagunare, i piccoli grovigli di fili dei fiori e le ruote di tanti soli al tramonto che rotolano lungo pendii di tappeti orientali. Se le chiedete quando cominciò a dipingere vi dirà che l’ha sempre fatto e che nessuno glielo ha insegnato; se le dite cosa dipinge non lo sa, dipinge sogni e li mette in vetrina. Il suo colore puro, prezioso, da arazzo, da tappeto, si combina in costruzioni un poco folli, dove appena è di casa la malinconia, leggera e scanzonata.”

Giorgio Maschera
L’Italia, 1961

“… I quadri di questa pittrice sono d’una poesia struggente e rivelano una intensità emotiva d’insolita forza e suggestione. C’è qualcosa d’inespresso nella sua curiosa galleria di personaggi-bambole, specialmente nella sospensione enigmatica delle figurazioni, con volti madreperlati e incompleti, corpicini smagriti e colori diafani. L’evoluzione immaginativa è quasi a livello medianico e acquista nella rappresentazione una sorprendente lucidità tutta segnata dalla materia tormentata.”

Franco Passoni
L’Avanti, 1970

“… La tavolozza è leggera, eterea, pastellosa; la natura si smateria campioni vegetali e animali delle nature morte sospesi in atmosfere di uguale azzurro pallido o screziate e cangianti. La precarietà delle larve non regge allo scontro con gli sguardi spoetizzati dalla routine quotidiana, ma restano i fiori a confortarci con la loro fragranza cromatica incorrotta vestita pittoricamente di grumi, pillacchere, strisciature di spatola che spalma colori brillanti e perfino, richiamo al mondo creato, collages, timidi, isolati, di foglie e gambi secchi. Alla pietà di un’artista che si estrania dall’angoscia del presente e ci indica l’eliso,che credevamo perduto, di una delicata letizia floreale, auguriamo, anche per l’invocata nostra serenità, una sempre più stretta comunione con le subito accessibili bellezze della terra.”

Gualtiero da Via
L’Osservatore Romano, 1970


“... La pittrice Rosetta Acerbi dimostra una femminilità maturata e non convenzionale negli stessi suoi desideri che il pensiero innalza all’arte; fughe interiori nella fantasia, antidoto all’epoca dissacrante da lei denunciata nella brevissima autopresentazione. La tenerezza aggrazia, profuma la surrealtà delle figure di bambini e di bambole, larve gentili che recano cancellati parti del volto e svaniscono in busti vaporosi: apparizioni benigne di essenza fiabesca nelle quali il dolore che si affaccia è misteriosa privazione di qualcosa.”

Gualtiero da Via
L’Osservatore Romano, 1970

“… Rosetta Acerbi è veneziana e ciò spiega quel giuoco discreto, ma anche divertito di coperture e spiega il fatto che l’artista possa apparire nuova ad ogni incontro: giovane di temperamento esuberante e di istintivi estri improvvisi.”

Luigi Carluccio
Gazzetta del Popolo, 1955

“… Per Rosetta Acerbi la pittura è un modo di vivere, un modo di essere completa, qualcosa di più che lei stessa dice….un modo di annullarsi in qualcosa di diverso… La pittura la tenta e la affascina.. per inventare i personaggi e le figure della fantasia. Vuol solo dire che la pittura è un suo modo naturale d’essere, un modo che fluisce spontaneamente.”

Luigi Carluccio
Gazzetta Sera, 1955

“… E’ proprio a questi “strumenti arcaici” che fa appello Rosetta Acerbi nella sua variata galleria di bambole, dipinte con un garbo quasi settecentesco. Dimesse e umane con i fragili corpi di pezza, i volti attoniti, gli occhi sbarrati, i ricci disfatti, i pizzi consunti, piene di una grazia tanto più toccante perché fatta di una pietà che ricade soprattutto su noi stessi, queste bambole di Rosetta sono, dunque, dei veri emblemi della nostra perduta ma non sopita infanzia e dei suoi traumi. E come tali esse sono anche dei salutari feticci dai quali ricevere o ai quali trasmettere misteriosi messaggi di disperazioni o di fiducia, di amarezza o di gioia.”

Lorenza Trucchi
Momento-sera, 1968

“… La pittura di Rosetta Acerbi rientra in un certo espressionismo, fatto di sensibilità psicologica e d’ironia piuttosto che di accenti apocalittici. Queste sue bambole, che non assomigliano affatto alle bambole ma ad apparizioni magiche, un po’ arruffate e con un sorriso poco rassicurante, guardano lo spettatore attraverso il velo di un’atmosfera fluttuante, morbida, vaporosa, dove l’artista rivela doti notevoli di un tenero e fine colorismo.”

Gino Visentini
Il Messaggero, 1968


“…’Bambole’ per modo di dire perché si tratta di dipinti nei quali i personaggi sono generalmente bambine e ragazze bamboleggianti, realizzate con colori teneri, da pastello morbido: delicate come i fiori che la pittrice ci offre con le figure od a parte, con pochi tocchi fragranti. Nella composizione entra anche qualche animale gentile e non mancano elementi allusivi che danno un contenuto allegorico a qualche immagine.”

Dino Villani
Libertà, 1970


“… Li avevo già visti, questi quadri, nel suo studio a Roma”. “ Sinceramente, cosa ne dice?” mi chiese lei, bella, vivacissima, veneziana (moglie di Goffredo Petrassi). Risposi:” Graziose. Certo, non hanno niente a che fare con la depravata bambola di Bellmer. Sono pupe gentili. Timide. Malinconiche, anche quando sorridono con una bocca stupidella. Direi, una spiritosa fantasia letteraria”. “Fantasia letteraria? – fece lei, piccata -. Ma lei vuole scherzare”. In quel mentre si udì un ronzio, era entrato una specie di maggiolino, però nero, con striature iridescenti. “Ah, questo è un buon segno – fece Rosetta -. Se c’è l’insetto, anche lei viene. Ecco, guardi lì”. Mi voltai. Da un angolo avanzava a passetti traballanti una bambina, o una bambola? Con un fiore in mano. Mi guardava con due occhietti a punta, poi con un occhio solo perché l’altro disparve. L’insetto le si posò sul naso. Fece così con la mano, per scacciarlo. La mano passò nel vuoto. Immantinente la bambola, o la Bambina?, si dissolse, cominciando dalla parte inferiore. Ben presto rimase soltanto la testina che ondeggiava, facendo segno di no, di no. Poi anche la testa svanì lasciando un lieve fumacchio. “Ha visto?” gridò Rosetta Acerbi, ridendo felice.”

Dino Buzzati
Corriere della Sera, 1970

“… Per il suo creatore, una bambola può essere entrambe le cose: compagno e vittima. Infatti le creazioni di Rosetta Acerbi con i loro occhi spalancati sembrano avere orribilmente sofferto dell’inquieta immaginazione dell’artista fino ad apparire nei raffinati dipinti, patite effigi in cui incanto e humour sono decisamente scomparsi.”

James Heard
Arts Rewiew, London 1970

“… Non ci sono riferimenti diretti per Rosetta Acerbi, se non forse nell’opera, tutta proiettata nell’aldilà, di Odilon Redon. Il simbolismo ha fornito soprattutto vive fonti di linguaggio, quasi una grammatica, una grammatica dei sogni; i quali, altrimenti, non si saprebbe in che modo rappresentarli. La condizione dei visionari ha leggi rigorose altrettanto che quella dei razionalisti; risponde a una profonda necessità interiore, a un istinto, a una doppia femminilità dell’arte. E’ questo il fascino di Rosetta Acerbi, prima pittrice che pittore e capace di riconoscere il femminile nascosto nella psiche anche dei maestri più grandi.”

Vittorio Sgarbi
Presentazione del catalogo per la mostra “Casa d’arte – La Gradiva”, 1988

“… E’ innegabile che per Rosetta Acerbi la pittura affonda le sue radici nel terreno inquieto dei sogni. Anzi si potrebbe dire che per lei la pittura è un costante sognare; ma, si badi, un sognare di forte fisicità, per cui le evanescenze d’immagine tipiche delle condensazioni oniriche si caricano di spessori materici, che talvolta sono vere e proprie efflorescenze di una incarnazione della pittura nel colore. Da questo particolare modo di sentire e vedere scaturisce l’immaginario della Acerbi, un immaginario che è sempre epifania improvvisa di sogni fortemente intrecciati all’esistenzialità, è sempre rivelazione, soprattutto per la pittrice, di quella parte dell’io che è sommersa nel profondo personale, come la mitica Atlantide negli abissi marini.”

Giorgio Di Genova
Presentazione del catalogo per la mostra “Dieci anni di pittura”, Palazzo Rospigliosi
Zagarolo, 1984

“… Quante sono le vie del Surrealismo? Rosetta Acerbi ne ha ora scoperto una che passa da Dufy e, attraverso le ammorbidite ‘rêveries’ di Leonor Fini, giunge alla stupefazione, all’incantesimo del pittore ‘naîf ‘. A seguire la’ naîveté’ della pittrice, oscuri o almeno allusivi contenuti sarebbero riposti dietro queste immagini oniriche: significati come matrici. In realtà, il gioco diventa più scoperto di quel che si creda, solo che si guardi ad esse sono immagini di una realtà troppo amara per essere fiaba, troppo dolce per essere sogno, troppo macabra per essere obiettiva versione delle cose, troppo puntigliosa per diventare astrazione sia pure ingenua.”

Giovanni Carandente Presentazione del catalogo per la mostra al “Nuovo Carpine”
Spoleto 1968

“… insieme traversare il presente, moltitudine di ombre, sospesi dentro una luce che tutto allontana: Sei qui per bastarmi, mia vista, mio cuore. In te ruota il mondo, ripete le stagioni. Non avvicinare la lampada, perché io resti la Bellezza. Sarò la Verità, se non pretendi risposta…”

Elio Pecora
Per la cartella grafica “L’Amorosa ferocia”

“… Di Rosetta Acerbi, ricordo i colori sfumati, le delicatezze tonali, i cromatismi raffinati e le figure alle soglie dell’ambiguità e del mistero. Questo suo mondo lo ritrovo adesso in una serie di disegni dedicati all’Eros, dal tratto sottile e dalla invenzione fantastica, che sembrano emergere da favole popolate di principesse e di fate, di animali, e di cavalieri, immerse, a studiarle da vicino, in atmosfere morbide e segretamente inquietanti. Divagazioni erotiche che sono anche giochi cerebrali edificati, su un palcoscenico surreale.”

Gian Luigi Rondi
Presentazione del catalogo per la mostra allo Studio S- Arte Contemporanea
Roma 1981

“… Lungo tutto il suo percorso d’artista c’è chi ha proposto i nomi di Dufy, di Chagall, di Klee, di Rosalba Carriera, di De Pisis o di Leonor Fini. Ma in effetti Rosetta costituisce un caso, un caso a sé, di artista con poche e sporadiche parentele, mobile, sfuggente, difficilmente riducibile ad un qualsiasi riferimento duraturo. Il vago surrealismo che vena di umori il suo mondo allucinato e stravagante è l’unico ambito a cui è possibile costringerla. Infatti, Rosetta ha vissuto l’esperienza pittorica come processo di autocoscienza e radicale liberazione da una cultura che non sente né congeniale al suo universo né idonea ad esprimere l’autonomia del suo pensiero poetico, che mette la donna al centro del mondo, delle sue vitali e aritmiche contraddizioni, e della sua fragile ma ammaliante bellezza.”

Augusta Monferini
Presentazione del catalogo per la mostra alla Galleria “Cà d’Oro”
Roma 1984

“… Il rapporto con l’acqua è sostanza primitiva ed attiva del suo mondo fantastico; attraverso di essa ritrova un contatto con la materia irrazionale, misteriosamente vivente. Si va dalle superfici specchiate, che lasciano balenare miraggi di approdi fantasmatici, in opere più remote, attraverso l’opalescente mare di lacrime, percorso dalla barca di Caronte, alle acque profonde di Venere e Origine, associate al senso abissale del destino umano, come gli orizzonti lontani delle opere precedenti erano sembrati evocare un’idea d’infinito. Se in Andromeda un livido gorgo, popolato di esseri mostruosi è pronto ad assorbire l’agguato di un nero dolore, in Caronte l’immaginazione ricorre all’acqua per dare alla morte il senso del viaggio.”

Maria Teresa Benedetti
Presentazione del catalogo per la mostra “Dieci anni di pittura”
Museo Nazionale d’Abruzzo
l’Aquila 1986

“… I temi e i soggetti di Rosetta Acerbi, dall’ ”antico ‘Caronte’ alla serie recente delle cortigiane e degli arcangeli, nascono esclusivamente dal suo modo di dipingere. Si concretano, quali figure, solo attraverso il tessuto delicato e ardente dei colori (i rosa, i lilla, le ocre, i verdi-azzurrini), emergendo dallo spazio dei fondi come da un fluido germinativo: corpi, volti feriti, sguardi, mani, fiori, colombe.”

Mario Novi
Presentazione del catalogo per la mostra alla Galleria “Cà d’Oro”
Roma 1984

“… Kleist, in un piccolo saggio, che è una pagina stupenda di estetica, dice che la grazia si manifesta nella sua forma più pura in quel corpo umano che non ha coscienza o l’ha infinita, cioè nella marionetta o nel dio. E questa potrebbe essere l’epigrafe adatta per le bambole di Rosetta, di questa pittrice combattuta tra l’ansietà e la grazia. Forse perché sono i soli esseri umani che sappiano guardarsi in uno specchio, le donne sono anche le sole pittrici (quando sono vere pittrici) capaci di sentire la fragilità della vita. Tutto il segreto di Rosetta è qui, ed è ancora un segreto umano: avere un piccolo messaggio in una bottiglia da affidare sulle onde della pittura.”

Alfredo Mezio
Presentazione del catalogo per la mostra alla “Galleria d’Arte Zanini”
Roma 1968

“… Un gran lago di luce azzurra dove si fondono cielo e acque; una giovane donna e una fanciulla, belle ma di una gracilità vicina al dissolvimento, stanno in attesa come porgessero l’orecchio a un rombo lontano. Un giovane, in forme di San Sebastiano, si torce per il dolore come un fiore che si va seccando e, sul bianco dello spazio, una rosa dal colore materico grumoso sembra mimare tale sofferenza e il gambo è un rivolo di sangue.”

Dario Micacchi
L’Unità, 1984

“… Per Rosetta Acerbi la pittura è una vocazione genuina ed autentica in cui trasporta tutto intero il flusso dei suoi sentimenti, delle sue abitudini, della sua espansività, alimentato da una estrosa e ricca fantasia e da una vibrante carica emotiva nel cui profondo si sente l’esistenza di una vena romantica, struggente di sensitiva ed appassionata poesia. Partita da una pittura post-impressionista Rosetta si è rivolta, poi, ad esplorare il mondo del fantastico, dell’inconscio, dell’onirico, del favolistico filtrando in esso una sua personale visione immaginifica ed emblematica dell’universo femminile.”

Mario Penelope
L’Umanità, 1984

“… Gli ultimi quadri di Rosetta Acerbi, confermano e rinnovano la personalità di un’artista sensibile quanto inquieta. Nata a Venezia ma da tempo operante nella capitale, la Acerbi non è stata conquistata dallo strapotere del barocco romano o dalle molte versioni che ne sono state fornite. Nella sua visione permangono gli struggimenti delle nebbie lagunari, quel disfarsi delle cose come alla soglia del nulla, non sai se al punto del naufragio o di un periglioso nascimento.”

Guido Giuffrè
Rai GR3 Cultura, 1984

“… Di temperamento fortissimo, anche, e di espansività addirittura impulsiva nell’immaginazione delle sue favole e dei suoi personaggi, l’Acerbi è portatrice di due valori: il rigore dettato da una cultura ‘storica’ dell’arte; il fare in modo che tale rigore non si traduca mai in sbarramento alla esperienza dell’imprevisto e dell’ignoto. Felicità di luce, di piani e di veli di colore, di spazio allusivo-narrativo, che sono invisibili dai contenuti pur forti e determinati: di dramma, di ansia e persino di angoscia.”

Antonello Trombadori

“… Il mondo poetico e pittorico di Rosetta Acerbi è un mondo visionario e spettrale, un sortilegio di percorsi allucinati tra i sentieri della memoria e dell’inconscio, tra la fantasia, la delicatezza delle cose sognate o intraviste come tra la nebbia azzurrina, con immagini dolci, patetiche o drammatiche.”

Franco Simongini
Il Te
mpo, 1985

“… Questi dipinti hanno il potere di ricreare l’esperienza del sonno. La luce lunare che li pervade non è di questo mondo ma di un altro, di un universo alternativo con altre possibilità. La laguna che essi mostrano è anche il mare dei sogni, dove oggetti apparentemente solidi – edifici, persone, barche- appaiono con allucinata chiarezza e quasi subito scompaiono: immagini colte da quei magici momenti di transizione. Si tratta di un compito che solo la pittura può assolvere. Poiche’ le parole, una di seguito all’altra, non si muovono con la velocità necessaria a preservare l’insieme, la fragile totalità della visione.”

Edward Lucie-Smith Presentazione del catalogo per la mostra alla Galleria “Il Polittico”
Roma e “Museo Vangi” Giappone

“… Il suo non è soltanto il raccontare il tempo, ma è un raccontarsi nel tempo: quasi un palinsesto della sua memoria più recente, delle varie tappe del suo percorso artistico ritornando al suo luogo di origine, il tempo puntato, che non è fisso e staccato ma vive nell’artista in ogni singolo dettaglio, vibra come il diario veneziano di Rilke ritraendo la magia di una città e di un mondo che appartengono a tutti, ma in modo particolare a chi vi è nato e vi si è formato artisticamente, come è il caso di Rosetta Acerbi.”

Giorgio G. Campanaro
Presentazione del catalogo per la mostra al Museo Vangi- Mishima, Giappone

“… I suoi racconti, con me e relativamente a quei dipinti, furono tutti incentrati su come fosse riuscita a ottenere tanta trasparenza del colore, uno strato sopra l’altro, ma senza che vi intervenisse la pesantezza della materia; ottenendo al contrario una impossibile legibilità di tutti i passaggi, quello più profondo visto, attraverso le velature che vi si sovrapponevano, quale fondale di acque che si intendevano poco mosse, ferme, lagunari. Alcuni turchesi tiepoleschi, certe vibrazioni del verde veronese la dicevano discendente ‘da quei rami’, senza timore di smentita.”

Arnaldo Romani Brizzi
Presentazione del catalogo per la mostra alla Galleria “Il Polittico”
Roma

“… Rosetta Acerbi ha un modo di esprimersi e di pensare la pittura che non si direbbero assolutamente caratteristici della tradizione italiana. Dal suo essere veneziana ha ricavato una esperienza che non l’ha mai resa tipica. La sua stessa formazione, completamente al di fuori dei canoni dell’esercizio della pittura secondo una impostazione di scuola o di bottega, la porta fuori da una logica storica che si tenderebbe a dare per scontata. La sua carriera, del resto, non è da giudicare come lineare e consequenziale. Esordisce giovanissima ma ben presto si interrompe per poi riprendere con un flusso inesauribile di opere che prosegue e che lascia sempre intravedere nuovi temi, nuovi personaggi, nuove situazioni.”

Claudio Strinati
Presentazione del catalogo per la mostra al Museo Nazionale di Palazzo Venezia
Roma

“…Nella nostra artista c’è viva, questa voglia di non ripetere mai , di non annoiare il pennello, di far sorgere le figure dal gioco annidato dei colori d’acqua, evocati però ed imitati dall’olio pastoso e furente che urtica e solletica la superficie bagnata delle tele. Da quando ha aderito ad un informale, tutto suo e segreto, ove la pittura si riduce sovrana e riottosa, ad evocare quelle pareti stuccate e cerate, dal salnitro degli affreschi, che hanno scontato pure la loro sinopia, succhiata dal buio; a quando un lungo silenzio …l’ha tenuta lontana dalla pittura. Sino a quando sono ritornati, questi fantasmi rimossi, questi rottami d’un immaginario, in lenta delicata sofferenza.”

Marco Vallora
Presentazione del catalogo per la mostra al Museo Nazionale di Palazzo Venezia
Roma

“… E’ una pittura ‘misteriosa’ quella della Acerbi, calata nella dimensione dell’enigma e dell’onirico:’nel sogno si evocano gli dei’ ritenevano i greci. Anche questa costituisce una traccia preziosa: perché dove ha posto il mistero, lì si dischiudono infallibilmente le regioni del numinoso, e s’incrina l’onnipotenza del visibile e del calcolo. …. Presenze: quelle che Rosetta Acerbi ha evocato nei dipinti che costituiscono la mostra, sono inveramenti figurali di stati d’animo e di irradiazioni metafisiche; …vogliamo chiamarli angeli? Si tratterà comunque di angeli ben inquietanti.”

Carlo Fabrizio Carli
Presentazione del catalogo per la mostra alla Chiesa di Santa Rita
Roma

“…Di Rosetta Acerbi sono esposte una quindicina di tele, che spaziano lungo un arco temporale di un ventennio, pervenendo fino alla più immediata attualità. Non soltanto ne emerge la stretta coerenza stilistica della pittrice in tale considerevole lasso di anni, ma altresì la perdurante freschezza ideativa, che le ha consentito di raggiungere proprio negli ultimi mesi alcuni dei più felici esiti dell’intero itinerario operativo, basti pensare ad un piccolo capolavoro come “ Il fanciullo e i melograni”.”

Carlo Fabrizio Carli
Presentazione del catalogo per la mostra al Museo di Anticoli Corrado

“… A Capri Rosetta Acerbi arriva dispensando fiori … appena sbocciati, in piena fioritura, decadenti e appassiti, un campionario di colori ed immagini guizzanti, opere su carta, ‘capricci’ floreali che si accompagnano a preziose tele di raffinata pittura e delicata sensibilità.”

Carmine Siniscalco
Presentazione del catalogo per la mostra al Centro Ignazio Cerio
Capri

“… Il ciclo dedicato a Barbablù aggiunge molto a quello che la pittura della Acerbi aveva già rivelato…la pittura si confronta con la musica: un linguaggio che i processi della memoria e del sogno riescono a rendere meglio di ogni altro, anche perché lontana per la sua natura dalla staticità. I dipinti del ciclo passano in rassegna personaggi e atmosfere diverse alternando impressioni di corporeità e di presenza a dissoluzioni ed evanescenze in cui luce, colore e ombra prevalgono sulla evocazione e si danno di per se stessi come pura pittura, elaborazione sapiente di una materia che, come il suono della musica, non ha bisogno di descrivere per coinvolgere la nostra mente e darle insostituibile alimento.”

Paolo Portoghesi
Presentazione del catalogo per la mostra alla Galleria Apollodoro,
Roma e agli Istituti Italiani di Cultura di Madrid e di Barcellona

“… Ho visto in questi quadri dedicati al Castello di Barbablù lo sforzo terribile per noi, calati come siamo nella società consumistica, di accedere all’altro, di riconoscere nell’altro i nostri propri tratti. La cosa più interessante e direi quasi inquietante è che in questa serie di quadri Barbablù e Giuditta a volte sembrano lo stesso personaggio. Hanno qualche parentela profonda: nell’espressione attonita e crudele, ma sorpresa e annichilita di Barbablù si riscontrano vagamente i tratti di Giuditta che invece si offre in una specie di seminudità in un’attesa altrettanto trepida e crudele, insieme vittima e carnefice.”

Giorgio Pressburger
Presentazione del catalogo per la mostra presso l’Istituto Italiano di cultura New York- 1997

“… Rosetta Acerbi appartiene al rango degli “infallibili”, dei pittori che sempre, allo scoperto, rischiano affidando ciò che hanno alla veloce esattezza di azioni isolate, l’intera vita di un quadro alla bellezza improvvisa foss’anche di un battito di colore solo. Con la stessa infallibilità lei si esercita oltre che sulle figure, e sugli sbuffi della materia in eccesso – sui Fiori ad esempio, pulsazioni involontarie suggeritele forse da un occulto dio seicentesco o da un impressionista annottato, la cui linfa scura resta un segreto, più in fondo - , o sui finimenti delle vesti, sui rossori più cocenti della carne, là dove lo slancio s’impone come una necessità fisica quasi, anche sulle parti lasciate vuote, fendendo il buio come chi vi sia abituata da tempo e sia ormai abilissima; magari come una predatrice che insegua qualcosa di cui, lei sola, abbia puntato il volo.”

Marco Di Capua
Presentazione del catalogo per la mostra al Palazzo della Cultura
L
atina

“… Rosetta Acerbi vince la scommessa a suo modo dipingendo fiori in tutti gli attimi della loro breve vita. Se ogni dipinto è un’istantanea, l’insieme delle opere compone un film della durata e penetra così nel cuore delle cose. Promessa, fioritura, trionfo, appassimento: il ciclo è quello di tutte le umane passioni. Non si riesce a vedere l’artista occuparsi di altro. E bisogna poi farlo con originalità, umore, con collera, con stile, o, come qui, nel profumo mutevole dei giardini e delle stagioni.”

Françoise Nourissier
Presentazione del catalogo per la mostra presso lo Studio S- Arte Contemporanea-
Roma

“… La distruzione dell’innocenza non è soggetto per tutti. La nuova ossessione di Rosetta Acerbi è per le bambole. Fragili creature di pezza dai segreti ammiccamenti di spezzati cadaveri inchiodati à la sorcière.”

Antique Weekly,
London 1969

“… C’è, non meno magica e inquieta, l’immagine de “Il potere” con la tigre ringhiante e un ambiguo personaggio femminile che ci parlano della Vienna di Klimt e delle simbologie alla Khnopff che, tra simbolismo ed eccitanti vibrazioni di colori, della luce, divengono una sorta di alone visionario magico. E’ una magia, quella che la Acerbi fa vivere sotto i nostri occhi, che risiede più nel suo modo di usare i colori, nelle pennellate mosse e sottili, che è la pura e semplice scelta dei soggetti. … E’ una pittura colta, e molto distillata, dunque. Ma, a vederla, non vi traspare nessun segno di quella cervelloticità, di quel gioco enigmistico per spiriti eletti che rende noiose troppe delle cose dell’arte d’oggi.”

Flaminio Gualdoni
‘Gente’, giugno 1991

“… I sogni e la memoria, l’idea della memoria, hanno nutrito l’estetica sintetica della pittura e della musica simbolista. Rosetta Acerbi sembra non solo darci una risposta ispirata ad un pezzo musicale chiave della tradizione espressionista-simbolista, ma sembra anche di affermare nel suo lavoro la vitalità delle strategie simboliste per occuparsi di argomenti complessi come l’amore, la solitudine, la speranza, la paura, l’esaltazione e la disperazione, il conscio e l’inconscio.”

Diana Kelda
Dalla conferenza tenuta in occasione della mostra presso l’Istituto Italiano di Cultura
New York, 1997